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giovedì 1 giugno 2017

Discarica di Mazzarrà, qualcuno avrebbe coperto le attività di Tirrenoambiente?


L’ipotesi emergerebbe da un’informativa del Noe dei carabinieri del settembre dello scorso anno dalla quale si evincerebbe “una fitta rete di compiacenze di soggetti appartenenti ad organi statali, regionali e provinciali” che avrebbe agevolato le attività di Tirrenoambiente

“La Tirrenoambiente s.p.a in persona dei vari amministratore e legali rappresentanti pro-tempore si sono avvalsi di una fitta rete di compiacenze di soggetti appartenenti ad organi statali, regionali e provinciali….gestendo enormi quantità di rifiuti in totale difformità agli atti autorizzatori posseduti o addirittura in assenza di essi ottenendo in tal maniera cospicui illeciti profitti…”
Questo è quanto risulta da un’informativa, risalente al 30 settembre 2016, del Noe dei Carabinieri (Nucleo Operativo Ecologico).
“Tutto il sistema autorizzatorio rilasciato alla Tirrenoambiente – si legge nell’informativa -, è stato rilasciato in violazione della legislazione vigente altresì violando le basilari norme in materia di appalti pubblici così riuscendo ad occultare i relativi guadagni derivanti anche dall’immissione in rete di energia elettrica prodotta dalla combustione del biogas prodotto dalla discarica…. Ogni singolo atto portato a compimento dai vari dirigenti della Tirrenoambiente è il frutto di un complesso ed articolato progetto criminale che ha permesso di realizzare una delle discariche più grandi della Sicilia in un territorio estremamente vulnerabile gestendo illecitamente ingenti quantitativi di rifiuti”.
Dall’informativa risulterebbe anche che “che tutto quanto fatto sino a quel momento dal comune di Mazzarrà Sant’Andrea, di fatto, aveva nel prefetto di Messina Stefano Scammacca un regista, il quale aveva “commissionato” la realizzazione della discarica nonostante sino a quella data nessun provvedimento formale fu assunto dalla prefettura”.
Il Noe avrebbe anche accertato che sin dal 2001 che le autorità preposte al rilascio alle autorizzazione e gli organi di controllo erano perfettamente a conoscenza dell’inidoneità del sito ma il “Prefetto di Messina dell’epoca era intenzionato ad assecondare le intenzioni del Comune di Mazzarrà, disattendendo le indicazioni che gli provenivano dall’organo tecnico istruttorio presso il suo ufficio”.

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